Lorenza Bottacin Cantoni

Lorenza Bottacin Cantoni

Filosofa

“Le onde nell’anima”

“Una carezza disfiora / la linea del mare e la scompiglia”: questi versi di Montale sembrano descrivere perfettamente il gesto pittorico di Ileana Della Matera, artista celebre per le sue marine insignite di prestigiosi premi e riconoscimenti, che riesce a intrecciare emozione e maestria tecnica, dando vita a una rappresentazione visiva della natura di straordinaria intensità.

 

Dotata di una speciale capacità di trasformare l’impressione del mondo naturale in espressione di colore e movimento, Della Matera mette in forma, nelle sue opere, il complesso e profondo rapporto che la lega al mare, tema per lei centrale, dipinto attraverso infinite rifrazioni e sfumature. Osservando le tele di Della Matera si assiste a un dialogo intimo tra l’artista e l’oggetto ritratto, e si entra in contatto tanto con la potenza degli elementi naturali, quanto con l’esuberanza dei moti dello spirito. Il mare non esercita solo una viscerale fascinazione grazie alla sua maestosa bellezza, ma diventa un viatico simbolico della forza d’animo, della costanza dell’amore, e della capacità di adattarsi in modo morbido alle asperità della vita senza perdere la propria essenza profonda.

Le marine di Della Matera non sono paesaggi statici o decorativi, ma immagini dinamiche, pulsanti di energia, in grado di avvincere lo spettatore e di suscitare risonanze emotive intense e di evocare antiche memorie sopite. Il fluire delle onde, il vasto abbraccio dell’orizzonte, il lucore che si riflette sull’acqua sono delle tracce che indirizzano lo sguardo e il sentire oltre la semplice visione verso una dimensione contemplativa di altro genere.

In molte opere la scelta di uno spettro limitato di tonalità e l’uso di cromie analoghe amplifica la potenza suggestiva delle immagini: in tele quali Scogliera (2002), Il faro abbandonato (2005) e Guardiano del mare (2022) l’uso circoscritto al minimo di colori vivaci indica, attraverso una precisa strategia stilistica, la via del silenzio, del raccoglimento e della quiete; mentre l’impiego di blu profondi a contrasto con lampi di bianco e grigio perlescente ricrea la materia fisica dell’acqua, la sua Energia azzurra (2005), ma anche la vitale dinamicità dello spirito umano, come in Sfida (2005) o Il gabbiano Jonathan Livingstone (2004).

Un altro degli aspetti più affascinanti della pittura di Della Matera è indubbiamente la sua gestualità pittorica; infatti, ogni tocco sembra emergere da un processo meditativo, un patto interiore che assicura l’equilibrio tra l’impulso dell’emozione e la cura ordinata del  movimento dei pennelli, tra il χάος (caos) del sentimento e il κόσµος (kosmos) della tecnica. La costruzione rigorosa della prospettiva e la chiara struttura formale delle raffinate composizioni dell’artista si accompagnano a tratti decisi e sovrabbondanti – ma sempre eleganti -, che rendono tangibile l’esercizio emotivo dell’artista. L’utilizzo della spatola, che graffia e scompiglia la superficie lucida dell’olio e addomestica il gesso e materiali più grezzi, crea una tessitura visuale grazie alla quale il mare non è solo raffigurato ma costruito, reso palpabile nei suoi mutevoli dettagli. In questo modo, ogni segno sulla tela si fonde in un racconto cromatico carico di significato, e il processo creativo diventa quasi un rituale. La mano dell’artista sembra invitare l’occhio dello spettatore a seguire il percorso del pennello o della spatola, a immergersi nel mare, ad abbandonarsi al suo moto per percepire l’energia e la sensorialità della materia del dipinto.

La pittrice crea un incantato equilibrio tra mondo tangibile e spazio spirituale mostrando l’essenza fugace di un attimo appena prima che svanisca. Nella combinazione di elementi realistici e astratti, la pittura diventa atto esistenziale che chiama in causa l’intera persona dell’artista, e si appella così anche allo spettatore. Questo chiamata alla sensibilità non emerge unicamente nelle marine, ma anche nei soggetti naturali, come in Fiori nel vortice (2007) o in Baccanti (2009), e nei ritratti, in cui l’intensità e la spontaneità (apparente) del colore sono sottoposte a un consapevole travaglio costruttivo, frutto di uno sguardo fermo e acuto, ma sempre amorevole verso l’oggetto dipinto.
La stessa dolcezza si percepisce anche nei ritratti e nelle figure femminili, spesso raffigurate nell’atto di voltarsi o di dare le spalle all’osservatore. Luna sugli scogli (2011), Ragazza con ombrello (2013), e Solitudine (2020), per esempio, mostrano donne sospese in un istante magico, che tengono l’osservatore in bilico l’invito a seguirle e il gesto interdetto di toccarle. Come Euridice, attratta dalla luce e subito tradita dallo sguardo dell’amato, queste figure femminili si incamminano, magari A piedi nudi nell’acqua (2011), verso il mistero che risiede dentro e oltre la tela, un mistero che vorremmo poter svelare, ma che resta eternamente oscuro e precluso.

In definitiva, la densa poesia visiva dell’artista traduce la parola muta della natura in linguaggio dell’anima, fatto di toni intensi e di giochi di colore, di contrasti vigorosi e di morbidi tocchi cromatici, di tratti potenti e di forme armoniose. La pittura di Della Matera è un invito a guardare alla bellezza, o meglio a cogliere e ad accogliere con sottile sensibilità ogni espressione generosa della vita: che sia proprio questo il senso della bellezza?

 

Padova, 5 gennaio 2025