Alfredo Pasolino

Alfredo Pasolino

Critico d’Arte

“L’immagine e oltre … il mare della seduzione, tratti di infinito”

L’incontro artistico con Ileana Della Matera, al Metropole Palace di Montecarlo, durante l’assegnazione del Premio per l’Arte, raffinata pittrice del mare, ha dato forza di dialogo al commento critico sulle sue creazioni, giocate tra spessori e sfumature della pennellata, tra affini sensibilità, dalle quali si è potuto mettere in luce, con la curiosità e l’attrazione per le cose belle della vita, il percorso artistico della brava pittrice lariana, sulla genesi e costituzione dei cromatismi segnici. Anzi, l’esplosione vorticosa del malestrom biografico trasfigurata in veri quadri d’anima, comprensivi la forma e lo stile, ha dato senso ad un’inedita visione pittorica, in cui gli effetti luminosi del naturalismo, diventano protagonisti assoluti ed innegabili, per l’impressione ad un suo procedere, in scansione tra Claude Monet ed Alfred Sysley, cioè la giustapposizione dei toni semplici che produce a distanza delle vibrazioni d’intensità prodigiosa, con pennellate di colore vibrante aereo, mentre la luminosità diffusa mai evanescente, dei dipinti a olio su tavola, così nella tecnica mista, ha indubbiamente un’intensità romantica, più grandiosamente fantastica e evocativa, in quanto per la brava Ileana, l’opera d’arte, per sua natura, è la ricerca di un punto d’equilibrio tra forma e contenuto, con un alterno prevalere ora dell’aspetto formale, ora dell’aspetto contenutistico, o in quei rari istanti felici – parliamo del soggetto: il mare – dove le due componenti si bilanciano perfettamente.

Lo spettatore e il critico, dalla scelta accurata delle opere comprese nella presente silloge del Catalogo, stimolati con l’ammirazione ed il forte impatto emozionale, diventano attori di un coinvolgente dialogo quasi istintivo e relazionale ad una riscoperta necessità interiore, per affinità indotta con l’artefice e l’opera, che nasce dal mito del mare, col suo mistero delle profondità, con il suo duplice volto di benefattore e di nemico, che ha alimentato la leggenda e grandi suggestioni per l’autrice, con notevoli induzioni specificatamente pittoriche e di poetica.

Anche del fatto che Ileana ama le forme-materia e le atmosfere intrise di luce, per gli effetti evocativi e di forte lirismo, in particolare, in quelle intriganti pennellate post-impressioniste, ora parallele e con effetti di spazialismo formale, infeltrite di luce intrise d’acqua, dove la medesima si fonde con il colore sui picchi dell’onda, animando con i riflessi le vibranti flessuose urlanti superfici liquide (“L’onda selvaggia”). Ha dato senso e forza di significati alla visione impressionata sulla introspettiva pellicola interiore, con effetti scenografici e suggestivi sulla vorticosa volontà scatenante della rappresentazione marina nella tempesta (“Il galeone”), con I suoi bagliori vibranti di schiuma e di risacca violenta come l’infrangersi su quanto si oppone nel suo cammino.

Sono pennellate fioccose intrise di luce bianca che si materializzano sul movimento dell’energia, anche qui poeticamente trasfigurate nella gestualità della forza creativa dell’artista, in carne e sangue dell’intelligenza umana. E’ evidente, di una sempre presente volontà di entrare nella dimensione misteriosa dell’abisso, come nella genesi del moto ondoso che, metaforicamente, oltre l’apparenza del dualismo sinuoso di superficie, non si identifica solo con quello marino, ma è sicuramente vettore di una profondità altra…, una profondità immaginata.

E’ come se l’artista avesse gettato la maschera e avesse voluto mettere a nudo più che il suo estro creativo, i sentimenti più autentici, e di dare spazio alla sua anima, alla sua interiorità, alle profondità della sua ricerca artistica, nel mare introspettivo umano.

Ma questo riproporre, ricreando artisticamente, attraverso un concetto spaziale, le forme-energia prorompenti del mare, per creare la suggestione del cammino ondoso, non significa privarlo del mito, del fascino dinamico vorticoso, che è un’indagine, nel senso più ampio, delle profondità spirituali della vita, dove tace il respiro dell’immanenza, dell’esistere umano burrascoso nello spazio e nel tempo.

Ma è soprattutto nel sapiente contrasto tonale della tavolozza che il mito, pur sempre presente, persino nella barca, nel lamentoso canto dei gabbiani in volo, nel galeone che combatte contro la furia del mare, solo in mezzo agli elementi, come nella bonaccia, acquista una dimensionalità più umana, straordinaria e reale. Tutto è trasfigurazione e trasformazione formale dei ritmi ondosi, modificando anche quel principio di limpida e solida verità, da cui Ileana era partita, in una forza di dialogo con la natura, coinvolgendo lo spettatore lirico e trasognato di fantasia e di acceso immaginario, atmosferico, di imprevedibile scenario di bellezza. Per l’osservatore già folgorato e domo dalla spettacolarità della furia del mare, della realtà della luce mescolata all’acqua, disciolta in scaglie di diamante, con la fantasia del mito marino di storie e di abitanti degli abissi sempre in contesa con gli umani.

A questi quadri, Ileana ha dato dei titoli suggestivi di ispirazione quasi passionale, perchè fortemente catalizzata dal forte potere delle sue sensazioni (“Passionalità”), (“ Energia”), (“ La luna”) col chiarore che accende e anima di bagliori l’esplosiva visione notturna del mare in furia, mentre sullo sfondo una sinfonia di nubi, sembrano accalorare la tempesta di strani vapori di luce, di eccezionale sensibilità simbolista, di istanti terribili ma “felici”, in questi intervalli di sospensione fra un’onda e l’altra, tra il reale e l’irreale, qui si collocano I momenti migliori della pittrice, dove il ritmo dell’emozione, prende, per così dire la mano, aggirando quegli elementi del linguaggio pittorico (prospettiva, cromatismo, figurazione,) che pure costituiscono uno dei punti di forza della sua poetica.

Il suo successo e la bravura non sono dipesi solo dalla scelta del tema, ma soprattutto dalla resa nitida delle pennellate, rese ancor più vitali, nel suo modo di comporre, in modo elegante ed istintivo, l’avventura del mare.

Così è l’arte per lei, un’avventura di un mondo sconosciuto che solo possono esplorare quelli che sono disposti a collocarsi tra materialità e immaterialità, tra il cielo bianco-azzurro e l’azzurro del mare diventato specchio del cielo, e strani infiniti del cuore, così per sintetizzare la sua ricerca spirituale, mentre l’opera prende consistenza verso la chiarezza, verso l’eliminazione di ogni ostacolo tra l’idea e l’osservatore. Raggiungere la chiarezza, nell’insieme figura-luce-colore, vuol dire essere compresi.

Nella pittura di Ileana, quindi fondamentale diventa il ruolo e il concetto di fisicità del movimento ondoso, del movimento sinuoso dell’energia nel suo trascinamento, con la forza dell’acqua. I dipinti della pittrice sono il risultato di uno studio accurato e di una meditazione seria, rivolti alla ricerca della mobilità della luce quando si combina con l’onda, vi si riflette o si polarizza in tante direzioni di diffusione tonale cromatica, collocate in uno spazio esteso e profondo, secondo una prospettiva empirica.

Uno spazio avvertito e sentito interiormente come la fisicità dell’atmosfera aria-luce, con brillanti spruzzi di microuniversi di gocce marine che si diffondono nell’infrangersi ondoso, e nel travolgere ogni forma del suo movimento lasciando espandere più liberamente il colore schiumoso subito riassorbito dall’acqua, ma come ritmo, partizione, struttura, alla ricerca di riposo e di nuove forme: l’essenziale rimane.

Le sue forme-luce, quelle forme del moto ondoso costruite con la luce, di cui parlavano i maestri del ‘900, come Cézanne, Birilli, che sono soprattutto la versione moderna della tavolozza di Ileana, quasi muri infranti nella bellezza di un’onda concitata,

ma nel fondo delle sue maree, nelle tempeste umane dell’inquietudine, il colore rimane sempre una famiglia di ellissi, dove si assiste al trionfo della luce, generale ed esaltato nelle tonalità, da tante pennellate vorticose, e da tante più brevi e feltrite, dove si assiste al riposo durante la brezza marina, o esaltate dalla passione autobiografica a metafora di un’aspirazione umana di un colore: l’azzurro che può diventare cielo e mare. Alla musica del mare, alle sue voci quando urla e biancheggia, intese come emozione. Non emozione indistinta, ma come ritmo, partizione, struttura.

Immagini e oltre…, limiti, ostacoli, sipario incantato tra un mondo e l’altro…, superfici dove si stende, come spessore liquido e bianche velature di colore, che interpretano fragorosamente ogni gesto pittorico fino a diventare spazio, quando lo stile si fa più intenso drammatico nella complessa “catena” che fa vibrare con l’aria i sentimenti, ed espressione della carica gestuale.

Una sorta di opera atemporale, ove è posto il problema etico-filosofico del soggetto e del suo tema: sentire per raccontare … e sviluppare la visione, in modo indipendente ed organico, come lo stile. Infatti la pittura di Ileana, voluta, è anche rappresentazione di uno stile, di una libertà senza confine. La sua pittura appartiene a un genere espressivo che, per il prevalere della componente visionaria fantastica ed onirico-metafisica, su quella realistica-figurativa, meno di altre si presta ad una traduzione in termini concettuali, per la maestria di avere rappresentato le immagini nella loro austera presenza naturale, al fine di illustrare al lettore la “poeticità” di tale esperienza;

va segnalata l’opera “Al chiaro di luna”, nella quale oltre a un’apprezzabile scelta cromatica di vivaci contrasti, s’intuisce nella gamma di tonalità l’impegno artistico, per suggerire un singolare parallelo tra il forte slancio agonistico dell’onda rampante con quello altrettanto evidente della luna piena, nella sua calma filosofica immobilità, quasi ironicamente un’osservatrice a confronto con il mare. Quasi a metafora dell’io pittorico nel focalizzare la sua personalità creativa con una tecnica tutta giocata sulle varianze dei registri della sensibilità cromatica. Va anche detto che i colori monocromi di Ileana hanno qualcosa che è solo loro.

Un patrimonio nobiliare, quasi una datazione genetica personale, perchè il vero soggetto è il colore, che per l’artista è l’elemento fondamentale, non solo della pittura, ma anche della vita, giocato sulla natura vibratoria dell’energia, dispensatrice di forza.

Così è l’impulsività dei suoi segni misteriosi che, pur distinguendosi dalle interpretazioni accademiche, è un elemento di identificazione emozionale. Sono segni che, nell’acquisire affinità quasi impreviste con il dinamismo gestuale della pennellata, richiedono una sensibilità ancestrale ed analitica.

Il tutto portato a metafora dell’aspirazione umana, di una libertà, come è stato detto, senza confini.

Piona 15.09.2007